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Paolo Lugarini
RSPP, Consulente Sicurezza, H&S manager

RSPP, una diversa interpretazione del ruolo

Pubblicato il 27 ottobre 2022

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Per il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione è sempre più importante focalizzarsi sull'acquisizione di competenze specialistiche in base all'ambito in cui opera.

A mio avviso questo non basta, se non è accompagnato da un vero e proprio cambio di mentalità nell'interpretare questo ruolo.

Il RSPP/Consulente della sicurezza non può più essere un mero esecutore di svariati tipi di valutazione dei rischi specifici (rumore, vibrazione, chimico, macchine, stress…) oppure un gestore di documenti e burocrazia, bensì un vero e proprio coordinatore.

Da coordinatore dev'essere capace di portare in azienda profili altamente specializzati che lo affianchino nell'affrontare le situazioni, contribuiscano a portare maggior valore in azienda e a incidere concretamente su come l'azienda stessa vive la sicurezza nel quotidiano.

Nelle verifiche documentali si trova spesso ad analizzare documenti di valutazione di rischi specifici, incompleti, approssimativi e che non portano nessun contributo concreto al miglioramento dei processi aziendali dal punto di vista della sicurezza.

Questa documentazione è sostanzialmente inefficace quando non identifica nel dettaglio i migliori DPI, quando non individua il rischio residuo o ancora quando non indica misure di prevenzione e protezione veramente efficaci per il contesto in essere.

Tale lavoro sarà percepito dall'imprenditore di scarso valore e lo porterà facilmente ad etichettare questa attività come inutile burocrazia. Come dargli torto?

Se al contrario l'RSPP diventerà portatore di soluzioni concrete, coordinatore e facilitatore delle attività che promuovono la sicurezza aziendale, egli non sarà più percepito come burocrazia, perché l'imprenditore potrà “toccare la sicurezza con mano”. Si tratterà di una sicurezza che riguarderà le persone e quindi l'azienda nel suo loro lavoro quotidiano e non più fogli rimasti in un cassetto.

Penso ad un esempio concreto come la valutazione del rischio macchine, per la quale bisognerebbe almeno chiedersi, prima di procedere direttamente come RSPP, se si hanno le competenze necessarie per identificare tutte le situazioni di potenziale rischio e valutare la relativa messa a norma.

Si tratta di attività che richiedono competenza ed esperienza, non ci si può improvvisare senza almeno aver riflettuto sulle conseguenze che un lavoro fatto in modo superficiale può causare.

È quindi meglio chiedere la collaborazione, in primis di un tecnico esperto, che possa ampliare la capacità di valutazione e successivamente l'intervento di manodopera specializzata che a sua volta possa portare a compimento la messa a norma in maniera veramente ottimale.

La gestione del rischio si avvicina alla fonte e ricade direttamente sull'uso quotidiano del macchinario portando una concreta utilità.

In questo modo la documentazione cartacea che seguirà avrà avuto un senso.

Senza tecnici esperti, il rischio che corriamo è quello di affrontare la situazione in modo approssimativo con un più alto rischio per la sicurezza.

Un altro esempio è la scelta ponderata di attrezzature per far fronte al rischio derivante dal lavoro in quota.

Ancora oggi vediamo imperversare scale non a norma per lavorare in quota, quando sul mercato ci sono ormai svariate soluzioni a disposizione.

Una scelta più oculata impatterebbe sul lavoro quotidiano evitando facilmente rischi inutili.

Si può fare un altro esempio pensando ad una procedura per la gestione del rischio elettrico che identifichi profili e requisiti necessari per eseguire le diverse attività, allo scopo di far emergere, durante il percorso di elaborazione le criticità rimaste latenti. Magari ci metteranno nelle condizioni di capire che non bastano lavoratori con l'attestato PES, PAV o designati PEI sulla carta, ma che è necessario fare qualcosa di più per metterli davvero nelle condizioni di acquisire un corretto e sicuro modo di procedere.

Penso che, come addetti ai lavori RSPP, dovremmo avere la capacità di puntare di più sul servizio e le soluzioni, piuttosto che avere un approccio consulenziale limitato alla produzione di documentazione.

Vivere a sufficienza in azienda ci consente di conoscerla meglio, di individuare le soluzioni più efficaci, adatte al contesto e di portare quindi un valore, a volte inatteso dal committente.

Non solo, soprattutto nelle PMI che hanno maggior difficoltà a dotarsi di personale interno competente nell'ambito della sicurezza, essere di massimo supporto agli uffici aziendali per spingere la attività legate alla sicurezza e di conseguenza migliorare i risultati.

Il fine ultimo di un RSPP/Consulente della sicurezza non è di produrre documenti a posto, ma è di cambiare le cattive prassi, mettere in campo procedure di lavoro per ogni attività pericolosa, adoperarsi per rendere sicuro un macchinario e coinvolgere le persone.

Per molte aziende sembra non sia cambiata molto la realtà di come è percepiscono la sicurezza ed è certo, che se continueremo a fare le cose come hanno sempre fatto, i risultati continueranno a essere gli stessi. Fino a quando tutto va bene, si illudono di poter continuare a fare sicurezza, guardando solo il rispetto delle norme, senza comprendere l'importanza dell'efficacia delle loro iniziative nel quotidiano.

In che modo hanno limitato la possibilità di avere incidenti?

In caso di incidente hanno davvero posto le condizioni per ridurre al minimo le conseguenze?

Perché aspettare che succeda e invece non darsi una possibilità, anticipando le conseguenze a cui si potrebbe andare incontro.

Modificare la visione, fissare obiettivi diversi da raggiungere attraverso azioni concrete, per ottenere risultati che impattano sia sul lavoro di tutti i giorni che sulle conseguenze, nel caso di evento avverso.

Si può portare una prospettiva, lontano dalla vecchia visione burocratica e scollegata dalla concreta operatività, spiegando i vantaggi di un approccio più pragmatico ed efficace.

Mettiamoci nelle condizioni, come operatori della sicurezza di far arrivare nelle aziende il valore di questo messaggio.

La nostra bussola dovrebbe puntare sulla nostra capacità di essere concretamente utili nel lavoro quotidiano, ai fini di migliorare le condizioni di sicurezza dei lavoratori.

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