Documento di Valutazione dei Rischi: riuscirà l'ormai prossimo Accordo Stato-Regioni, attraverso la formazione dei Datori di Lavoro, a cambiare l'approccio di questi ultimi?
Ben venga la formazione dedicata ai Datori di Lavoro purché svolta in modo efficace e in grado di portare valore.
Non sarà una panacea, ma se ben sfruttata potrà dare un contributo alla causa.
È sicuramente un'occasione da non farsi sfuggire per cambiare finalmente in positivo la percezione che molti Datori di Lavoro hanno della sicurezza, proponendo loro una formazione che, oltre a generare emozioni, risulti attraente, accattivante, illuminante e di ispirazione.
Il mio auspicio è che questa formazione faccia scattare un cambiamento di prospettiva, che sia come un interruttore in grado di mostrare le cose da una prospettiva diversa.
Spero anche che diventi un momento di raccolta dati (almeno in questa fase di avvio) per definire il livello di partenza, fare un quadro dei fabbisogni e delle difficoltà delle aziende e dare spunti per nuove e più efficaci iniziative sulla sicurezza.
Fatta questa premessa, relativa alla necessità di una formazione adeguata al Datore di Lavoro, desidero porre il focus sul fatto che questi tende spesso ad approcciare la redazione del Documento di Valutazione dei rischi come un atto fine a sé stesso, scollegato dalla sua organizzazione e dai suoi processi.
Alcuni datori di Lavoro, pensando che si tratti esclusivamente di burocrazia che non porterà loro alcun beneficio, continuano più o meno consapevolmente a “produrre carta” senza andare oltre l'adempimento.
La paura di esporre l'azienda ad un rischio subdolo, a volte non ben definito, viene spesso liquidata con frasi del tipo “adesso non è il momento”, “ma sì... intanto cosa vuoi che succeda”.
Com'è possibile che si parli di valori aziendali e non si pensi al valore della vita o che lo si dia per scontato?
L'atteggiamento con cui il Datore di Lavoro affronta la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi rappresenta un vero e proprio spartiacque: da un lato abbiamo un documento di carattere burocratico che rimane “sulla carta”, vissuto come adempimento, dall'altro un documento “vivo”, dinamico, che vuole essere solido riferimento per le attività successive con l'intento di lasciare davvero un'impronta sull'organizzazione.
Tale atteggiamento di fondo spesso definisce il tipo di approccio alla sicurezza e, di conseguenza, il tipo di cultura aziendale che tenderà ad affermarsi.
Nonostante rappresenti un'importante base di partenza, il significato di questo documento è andato via via depotenziandosi, diventando spesso un fascicolo chiuso in un cassetto.
Purtroppo le ultime modifiche al D.Lgs. 81/08 non hanno minimamente toccato il Documento di Valutazione dei Rischi, la cui redazione, dopo oltre 13 anni, gode ancora di una certa discrezionalità ed infatti come rilevato dagli organismi di vigilanza, sono frequenti, a questo riguardo, errori e omissioni.
Il Documento di Valutazione dei Rischi dovrebbe essere un vero e proprio DOCUMENTO di PROGETTAZIONE della SICUREZZA in Azienda redatto con il MASSIMO GRADO di specificità (Cassazione) e che preveda qualunque attività che possa interessare l'azienda a qualsiasi titolo ordinarie, straordinarie, saltuarie e relativi fattori di rischio.
Ciò presuppone un certo livello di impegno sia da parte del Datore di Lavoro (secondo la propria esperienza e tenendo conto della migliore evoluzione della scienza tecnica) che del suo Consulente.
In alcune delle sentenze in cui si è espressa, la Corte di Cassazione fa riferimento alla necessità di analizzare e individuare con il massimo grado di specificità tutti i fattori di pericolo; appare dunque chiaro che il lavoro richiesto non corrisponde a quello spesso offerto sul mercato.
Nella formazione dei Datori di Lavoro sarebbe opportuno spiegare anche questo aspetto.
Si potrebbe pensare che sia arrivato il momento di fornire indicazioni più precise sul percorso da seguire per avere un documento con determinate caratteristiche. A partire da esso dovrebbero derivare, in modo consequenziale, azioni ben definite sulle persone, o forse, come sostiene qualcuno del settore, ripensare completamente lo scopo del documento stesso.
Quale atteggiamento va assunto dall'RSPP/dal Consulente per indirizzare il processo di valutazione dei rischi da parte del Datore di Lavoro?
È importante che l'RSPP faccia comprendere al Datore di Lavoro la necessità di raccogliere informazioni approfondite per andare nelle pieghe delle attività e scoprire dove si celano i principali rischi.
È opportuno, in quest'ottica, tenere bene a mente che lo scopo primario del documento è individuare in anticipo i rischi legati a tutte le attività che hanno luogo nei posti di lavoro (ordinarie, straordinarie, saltuarie) e prendere le dovute misure preventive.
Anche l'approccio dovrà essere rigoroso: lo scopo, infatti, non è di indorare la pillola, minimizzare o “fare melina”, ma di far sì che il Datore di Lavoro intervenga tempestivamente almeno sulle principali criticità.
Alla fine, il Datore di Lavoro deve sapere se può continuare a lavorare nelle condizioni esistenti o se è necessario affrontare un processo di riduzione del rischio prima che questo torni ACCETTABILE e gli consenta di lavorare in tutta sicurezza.
Prevedere le possibili conseguenze e prendere le misure opportune per evitarle o ridurne l'impatto il più possibile è un modo indiretto di portare valore.
In alcuni casi, quando ad esempio la situazione non corrisponde allo stato di fatto, è necessario proporre da subito una nuova stesura del Documento di Valutazione dei Rischi.
Può accadere che tale Documento lo si erediti, il che rende necessario che l'RSPP si esprima in merito all'adeguatezza dello stesso (i rischi sono tutti analizzati e in modo efficace?) magari segnalando, ancora prima di assumere l'incarico, le principali mancanze e criticità.
Secondo le indicazioni dell'art. 28 D.Lgs. 81/08, il DVR deve specificare “i criteri adottati per la valutazione stessa. La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l'idoneità quale strumento operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione”.
Per quanto riguarda i criteri, generalmente preferisco riferirmi alla UNI ISO 31000:2018 sia perché non può dare adito a contestazioni sia per la sua efficacia ̶ perlomeno a mio modo di vedere.
Il processo di valutazione dei rischi passa da tre fasi: identificazione, analisi e ponderazione.
Tale suddivisione è presente anche in altre norme sul risk assessment, fra le quali la UNI 11230 e la UNI EN ISO 12100, evidenziando pertanto un'uniformità della normativa tecnica su tale impostazione del processo di valutazione dei rischi.
Ritengo particolarmente importante arrivare fino alla fase di ponderazione, concretizzandosi questa nell'emissione di un giudizio di accettabilità o meno del rischio sulla base di criteri prestabiliti.
L'RSPP ha tra gli altri l'ingrato compito di segnalare disincentivando, all'occorrenza, eventuali soluzioni economicamente convenienti ma rischiose per la sicurezza dei lavoratori. Ignorare tali segnalazioni può determinare per che il Datore di Lavoro, l'essere chiamato a rispondere, quale garante degli eventi, che si verifichino per effetto della violazione dei suoi doveri.
Disincentivare può significare anche segnalare le condizioni di un rischio NON ACCETTABILE, così da ridurre la probabilità che il Datore di Lavoro ometta l'adozione di una doverosa misura di prevenzione.
C'è un altro aspetto di fondamentale importanza nella redazione del Documento di Valutazione dei Rischi che viene spesso trascurato non solo perché richiede tempo, ma anche perché impone la collaborazione tra varie figure aziendali (soprattutto in aziende complesse). Tale aspetto riguarda la ricostruzione del ciclo produttivo con l'analisi delle attività e dei processi svolti all'interno dell'organizzazione al fine di portare “a galla” le situazioni di rischio meno evidenti, magari perché legate ad attività sporadiche, ma non per questo meno pericolose.
A chi di noi RSPP non è mai capitato di trovare in aziende con decine di macchine senza che esista un documento di valutazione delle stesse, nonostante esse siano in attività da più di un decennio. In altri casi mi è capitato un rischio chimico e cancerogeno affrontato con superficialità, nonostante fosse uno dei rischi peculiari di quell'attività.
Com'è possibile che anche i “rischi core”, quelli caratteristici dell'attività aziendale, possano essere affrontati in questo modo?
Concludo augurandomi che a formazione dei Datori di Lavoro venga d'ora in poi sempre di più affidata a professionisti capaci di fare arrivare certi messaggi usando le leve giuste, capaci di entusiasmare, di ispirare, e, perché no, di divertire, di far venir voglia di fare le cose per bene, di trattare la Sicurezza come un brand distintivo.
Da ciò dipenderanno i benefici su tutto l'ecosistema Sicurezza.
Io decido di supportare quelle aziende e quei Datori di Lavoro che hanno a cuore il loro business, che vogliono combattere l'inerzia, uscendo dal solco delle cattive abitudini agendo in modo diverso e facendo quel qualcosa di più che porti valore aggiunto.
Ecco il mio pensiero!