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Paolo Lugarini
RSPP, Consulente Sicurezza, H&S manager

La mia proposta: percorso, approccio e soluzioni - seconda parte

Pubblicato il 20 ottobre 2023

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Il documento di valutazione dei rischi (DVR) come base di un processo dinamico.

Il presente articolo fa da seguito alla prima parte.

Cosa osservo nella realtà: la conformità non è neppure il punto di partenza

In generale, e nel migliore dei casi, le aziende (PMI) si limitano alla stesura del DVR, a effettuare qualche valutazione del rischio specifico (rumore, vibrazioni, stress lavoro correlato…) e a elaborare la planimetria di emergenza.

A livello di formazione del personale, invece, provvedono alla somministrazione della formazione obbligatoria di base (generale e specifica), di quella per gli addetti al primo soccorso e alle emergenze (anche qui, nel migliore dei casi) e di quella per i preposti e dirigenti (se serve).

Se prevista dalle dimensioni aziendali (>15 dipendenti), viene indetta la riunione periodica, che spesso somiglia però a uno scambio di informazioni anziché a un vero momento programmatico nel quale si decidono le linee e le attività da affrontare nel breve-medio periodo.

Generalmente le aziende ottemperano certi obblighi in assenza di un progetto complessivo circa il tema sicurezza in azienda o gli obiettivi su cui puntare.

Quali scelte strategiche sono state seguite per l'organizzazione del luogo di lavoro?

Sono state definite le regole per l'uso dell'ambiente di lavoro?

Esiste una mappa dei poteri e delle responsabilità per le figure di garanzia nell'esercizio del lavoro quotidiano?

Sono queste alcune delle domande basilari che bisognerebbe farsi, domande valide per tutte le dimensioni con l'opportuno gradiente.

Quando si parla di entrare nel vivo dei meccanismi di sicurezza quotidiani, poche realtà si pongono davanti al problema in modo concreto, definendo cioè le azioni da mettere in campo.

E così spesso non esiste un sistema di controllo dei rischi che preveda dei preposti realmente orientati al controllo e che sanno davvero cosa fare.

A questo punto cosa rimane del “fare sicurezza”? Poco e niente. E i risultati si vedono. I morti di anno in anno non accennano a diminuire.

Senza un sistema di controlli non si può neppure parlare di efficacia delle misure di prevenzione indicate nel DVR. In queste situazioni, mancando il monitoraggio, non esiste un processo orientato al miglioramento continuo. E si naviga a vista.

La sicurezza per crescere

Spesso assistiamo a un'artificiosa separazione tra valutazione/gestione dei rischi e organizzazione quotidiana del lavoro.

Manca la consapevolezza, e per effetto la prospettiva, che i concetti cui si ispira la legislazione siano stati sviluppati avendo in mente il settore industriale al fine di migliorare il funzionamento dei propri processi.

L'idea che delle buone prassi di sicurezza migliorino le prestazioni di tutta l'azienda è inesistente e l'unica molla per adottarle è il timore della sanzione.

Uscire dalla gabbia

Mentre la norma ha indicato come obiettivo la tutela dell'integrità psicofisica del lavoratore attraverso un percorso (il DVR) amministrativo e organizzativo, nella realtà ci si è focalizzati su quest'ultimo aspetto, rinchiudendo la concreta operatività in una gabbia di conformità.

“Fare sicurezza” in azienda non è elaborare il DVR

Il DVR non è un obiettivo, ma un processo. E se i presupposti sono diversi, necessariamente lo saranno anche gli esiti: non a caso la definizione di processo fornita dalla ISO è ciò che trasforma gli input in output.

Questo per dire che se ci limitiamo alla stesura del documento senza adoperarci per far acquisire le misure all'organizzazione nel lavoro quotidiano, controllandone l'efficacia, non stiamo facendo sicurezza; abbiamo solo “prodotto carta” e ottemperato a un obbligo, senza possibilità di aspettative di contrasto nei confronti di comportamenti rischiosi, mancati incidenti e infortuni più o meno gravi. In pratica, ci affidiamo alla speranza che nulla accada.

Fatte queste premesse, il DVR rimane comunque il primo passo da compiere. Possiamo trovarci di fronte a situazioni in cui il DVR è già presente in azienda, oppure da elaborare.

Nel caso di DVR presente in azienda, si prospetta un'attività di verifica dell'esistente:

  1. Verifica approfondita dell'adeguatezza e della completezza del DVR.
  2. Verifica dell'adeguatezza e della completezza, valutazioni dei fattori di rischio specifici (compresi il rischio incendio e il piano di emergenza ed evacuazione aziendale).
    • Verifica delle Misure di Prevenzione e Protezione (MPP) individuate.
    • Verifica dell'adeguatezza dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) indicati.
    • Verifica dell'identificazione del rischio residuo.
  3. Verifica dell'andamento del programma di miglioramento.
  4. Individuazione delle scelte (tecniche, organizzative, procedurali, prassi) che impattano sulla tutela dell'integrità psicofisica dei lavoratori
  5. Individuazione dei processi che possono minacciare la corrispondenza agli standard normativi (manutenzioni, modifiche a vario titolo, ampliamenti).

Nel caso di DVR mancante, invece, sarà necessario procedere alla sua elaborazione. Di seguito le macro-fasi di elaborazione:

  1. Raccolta dei dati su funzioni, poteri, modalità organizzative.

    È importante che l'RSPP faccia comprendere al Datore di Lavoro la necessità di raccogliere informazioni approfondite per andare nelle pieghe delle attività e scoprire dove si celano i rischi.

  2. Analisi del contesto, ricostruzione del ciclo di lavoro e analisi dei processi.

    Attività spesso trascurata, ma di cruciale importanza in particolare per le aziende con cicli produttivi complessi, per stabilire lavorazioni ordinarie, straordinarie e saltuarie al fine di portare “a galla” anche le situazioni di rischio meno evidenti, magari perché legate ad attività sporadiche, ma non per questo meno pericolose. L'azienda viene suddivisa in reparti e/o in gruppi omogenei dal punto di vista dei rischi.

Processo di valutazione dei rischi

Metodologia di stima del rischio con descrizione dei criteri adottati:

  1. Individuazione dei fattori di rischio per reparto/mansione.
  2. Stima dei fattori di rischio.
  3. Ponderazione.
  4. Definizione delle MPP con riferimento al processo precisato dalla gerarchia dei controlli.
  5. Definizione degli obiettivi attesi in conseguenza dell'applicazione delle MPP.
  6. Definizione e descrizione dei sistemi di controllo delle MPP (soggetti responsabili dell'implementazione e del controllo - termine per l'implementazione delle MPP).
  7. Definizione del programma di miglioramento - responsabilità e priorità.

La sicurezza come sistema socio-tecnico

La sicurezza nasce dal funzionamento di un sistema composto da elementi tecnici e umani. Il modo in cui questi elementi interagiscono definisce un sistema socio-tecnico.

La sicurezza non è più solo un problema tecnico, ma la conseguenza delle scelte organizzative (dove per organizzazione s'intende il coordinamento di più elementi che si relazionano in maniera interdipendente con un obiettivo comune, predeterminato).

Con questa nuova prospettiva, per evitare gli infortuni, le aziende devono:

Questo è il percorso che seguono i sistemi di gestione.

I sistemi di gestione come strumento di miglioramento

I sistemi di gestione sono nati per supportare le aziende a organizzarsi per raggiungere i propri obiettivi di produzione.

Dai sistemi di gestione il mondo industriale ha imparato l'importanza non solo di raggiungere i risultati, ma anche di tracciare i processi istituiti a questo scopo, in modo da poterli controllare e migliorare più facilmente.

Adottare questi riferimenti, nell'ambito della sicurezza, significa andare oltre il mero esercizio di valutazione dei rischi con numeri e matrici colorate, identificando le scelte che hanno impatto sulla tutela dell'integrità psicofisica del lavoratore e registrarne i processi.

Se il nostro fine è migliorare le attività, allora i processi decisionali avranno un grande giovamento dall'adozione di questo modo di operare.

Rischio residuo e miglioramento continuo sono concetti che ancora oggi nelle realtà piccole e medie (e non solo) faticano ad essere compresi e integrati nell'organizzazione della prevenzione.

Ad oggi non è stato compreso che la valutazione del rischio è un processo dinamico che non dovrebbe fermarsi alla conformità, ma spingersi oltre con l'obiettivo di rendere i processi performanti e sicuri.

Il dinamismo del DVR non è dato infatti dalla prassi di rinnovarlo periodicamente (aggiornandolo con i nomi dei nuovi preposti, addetti antincendio o primo soccorso, cosa comunque assolutamente necessaria) ma da quanto i suoi esiti sono funzionali alla modifica di quelle condizioni assunte come punto di partenza del processo, così che queste vengano utilizzate per lo svolgimento del ciclo successivo. In una sequenza, appunto, di miglioramento continuo.

Spesso le aziende si fermano ancora prima di raggiungere i requisiti per la conformità normativa, figurarsi parlare di miglioramento continuo che presupporrebbe un'attenzione costante nel tempo.

Una valutazione dei rischi dovrebbe sempre valutare il rischio residuo, conseguentemente ai controlli individuati con la medesima tecnica utilizzata per determinare il valore originale del rischio.

E la revisione periodica della valutazione dei rischi è motivata non solo dalla necessità di tenere sotto controllo le condizioni e i processi esaminati (ciò per individuare eventuali cambiamenti che possono influenzare i rischi cui sono esposti i lavoratori, rischi sfuggiti ai processi per il governo dell'azienda), ma anche dall'intento di valutare l'efficacia dei controlli preposti e, se si presentano le condizioni, migliorare le prestazioni.

Processi tecnici e decisionali come presupposto dell'attività specialistica

L'importanza di avere processi organizzativi corretti, introdotta dalla Direttiva n.89/391/CEE come presupposto dell'attività specialistica, porta come conseguenza la necessità di spiegare i processi tecnici e decisionali funzionali alla politica aziendale per la prevenzione e l'approfondimento degli aspetti tecnici dell'esposizione ai rischi.

Il DVR non è quindi un mero adempimento notarile, ma il documento alla base dell'organizzazione della prevenzione aziendale.

Definizione dei sistemi di controllo

Il DVR dovrà essere necessariamente composto da una parte che descrive il processo di strutturazione dell'organizzazione per tutelare l'integrità psicofisica delle persone che lavorano sotto il suo controllo.

I controlli del rischio, le misure di prevenzione e protezione, non sono una variabile indipendente rispetto al come si è deciso di strutturare l'organizzazione aziendale.

Con un approccio dinamico al rischio, le decisioni prese quotidianamente dai dirigenti e dai preposti per l'organizzazione delle attività lavorative per l'attuazione delle direttive aziendali, rivestono grande importanza.

La descrizione del percorso continua nella terza parte.

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