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Paolo Lugarini
RSPP, Consulente Sicurezza, H&S manager

La mia proposta: percorso, approccio e soluzioni - prima parte

Pubblicato il 26 settembre 2023

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L'approccio da me proposto, lontano dalla vecchia concezione di sicurezza come mero adempimento burocratico e scollegata dalla concreta operatività, mira all'efficacia delle azioni di prevenzione.

Si tratta di un percorso che vuole essere utile nel quotidiano, esattamente dove serve all'azienda.

Mi piace ascoltare le specifiche esigenze di ogni cliente, il suo punto di partenza e i risultati che desidera raggiungere così da mettere a servizio in maniera ottimale le mie competenze.

Nei fatti, cerco di individuare le soluzioni di cui ha bisogno, in base alle caratteristiche dell'organizzazione e del contesto in cui essa opera.

Lavoro al fianco degli imprenditori per trovare soluzioni concrete, utili a migliorare le condizioni di sicurezza degli ambienti di lavoro, contrastare le specifiche attività rischiose con azioni di prevenzione efficaci, sostituendo eventuali comportamenti a rischio dei lavoratori con altri più sicuri.

Ma cosa s'intende per “soluzioni concrete”?

S'intende, più nello specifico:

  1. individuare attività e azioni di prevenzione efficaci, capaci di impattare sul lavoro quotidiano, concentrandosi su risultati reali e non sulla mera produzione di documenti;
  2. riconoscere le attività specifiche e le situazioni ambientali più pericolose, i comportamenti a rischio e mettere in campo azioni preventive di contrasto;
  3. valutare e anticipare le situazioni potenzialmente pericolose e prevenirle con misure adeguate (onde evitare conseguenze dannose e dispendiose), migliorando allo stesso tempo i processi e l'organizzazione nonché, di conseguenza, la produttività.

Le attività proposte e messe in campo dopo un'analisi accurata sono volte a lasciare un'impronta sulla cultura della sicurezza aziendale.

Cosa si intende con questa espressione?

Lasciare un'impronta significa incidere sul modo in cui ogni organizzazione approccia la sicurezza nel luogo di lavoro.

Le modalità spesso rispecchiano gli atteggiamenti, le convinzioni, le percezioni e i valori condivisi dai lavoratori e dall'azienda in relazione alla sicurezza.

Per agire su questi aspetti, legati ai processi di lavoro quotidiano, è necessario:

L'intento è lasciare in dote ai lavoratori conoscenze, abilità e competenze che messe a sistema diventano uno strumento, una bussola utile per orientarsi nell'adozione di comportamenti adeguati, tenendo conto dei continui mutamenti delle dinamiche di lavoro.

In poche parole, lo scopo è migliorare la vita lavorativa dei dipendenti e, quindi, il benessere aziendale.

La mia proposta nasce dal voler essere al fianco degli imprenditori proprio per lasciare un'impronta sulla cultura della sicurezza aziendale attraverso soluzioni concrete.

Il percorso

Il percorso inizia con l'analisi dei fabbisogni mediante sopralluogo.

Analisi dei fabbisogni

L'analisi dei fabbisogni si compone di varie sotto-fasi:

Questa fase è necessaria per avere una fotografia della situazione della safety aziendale così da stabilire una base di partenza.

Le attività che seguiranno potranno focalizzarsi sia su fattori tecnico-organizzativi che sul fattore umano, in base agli obiettivi concordati con l'azienda.

DVR adeguato al contesto in grado di individuare tutti i rischi

Il Documento di Valutazione dei Rischi è considerato dalla normativa italiana l'atto alla base della protezione dei lavoratori, in capo al Datore di Lavoro.

Il DVR dovrebbe essere un vero e proprio documento di progettazione della sicurezza in azienda, redatto con il massimo grado di specificità (Cassazione) e in grado di prevedere qualunque attività (ordinaria, straordinaria, saltuaria) che possa interessare l'azienda a qualsiasi titolo e i relativi fattori di rischio.

Ciò presuppone un certo livello di impegno sia da parte del Datore di Lavoro (secondo la propria esperienza e tenendo conto della migliore evoluzione della scienza tecnica) che del suo consulente.

In alcune delle sentenze in cui si è espressa, la Corte di Cassazione fa riferimento alla necessità di analizzare e individuare con il massimo grado di specificità tutti i fattori di pericolo; appare dunque chiaro che il lavoro richiesto non corrisponde a quello spesso offerto sul mercato.

A partire dal DVR dovrebbero seguire, in modo consequenziale, azioni ben definite sulle persone.

Presupposti

I presupposti alla base dell'elaborazione di questo documento sono dunque fondamentali e riguardano in primis l'atteggiamento del Datore di Lavoro, a seguire l'approccio e il metodo che suggerisce il suo RSPP (l'esperto di fiducia) e, in ultimo, gli obiettivi che ci si propone di perseguire nella fase successiva all'elaborazione del documento.

Datore di Lavoro e DVR

L'atteggiamento con cui il Datore di Lavoro affronta la redazione del Documento di Valutazione dei Rischi rappresenta un vero e proprio spartiacque: da un lato abbiamo un documento di carattere burocratico che rimane “sulla carta”, vissuto come adempimento; dall'altro, ci ritroviamo con un documento “vivo”, dinamico, che vuole essere solido riferimento per le attività successive con l'intento di lasciare davvero un'impronta sull'organizzazione.

Tale atteggiamento di fondo spesso definisce il tipo di approccio alla sicurezza e, di conseguenza, il tipo di cultura aziendale che tenderà ad affermarsi.

Approccio al processo di valutazione dei rischi e al ruolo di RSPP

È necessario partire da un processo di valutazione dei rischi che sia una fotografia autentica, un atto di verità che saprà senza dubbio ripagarci, dandoci la possibilità di intervenire e porci i problemi in anticipo anziché rimanere senza contromisure e in balia degli eventi.

L'RSPP acquista credibilità se è capace di risolvere i problemi nella loro complessità.

Minimizzarli, diluirli o, peggio, nasconderli, non solo non tutela assolutamente il Datore di Lavoro, ma rimanda le possibili conseguenze e ne rende l'esito ancora più imprevedibile.

Viene in questo modo danneggiato nel profondo il significato di sicurezza e, non meno importante, sminuito irrimediabilmente il ruolo dell'RSPP.

È essenziale che l'RSPP faccia comprendere al Datore di Lavoro la necessità di raccogliere informazioni approfondite per andare nelle pieghe delle attività e scoprire dove si celano i principali rischi.

È opportuno, in quest'ottica, tenere bene a mente che lo scopo primario del documento è individuare in anticipo i rischi legati a tutte le attività (ordinarie, straordinarie, saltuarie) che hanno luogo nei posti di lavoro e prendere le dovute contromisure preventive e protettive.

Anche l'approccio dovrà essere rigoroso: lo scopo, infatti, non è di indorare la pillola, minimizzare o “fare melina”, ma di far sì che il Datore di Lavoro intervenga tempestivamente almeno sulle principali criticità.

Alla fine, il Datore di Lavoro deve sapere se può continuare a lavorare nelle condizioni esistenti o se è necessario affrontare un processo di riduzione del rischio prima che questo torni accettabile e gli consenta di lavorare in tutta sicurezza.

Prevedere le possibili conseguenze e prendere le misure opportune per evitarle o ridurne al minimo l'impatto è un modo indiretto di portare valore all'organizzazione.

In alcuni casi, quando ad esempio la situazione non corrisponde allo stato di fatto, è necessario proporre da subito una revisione o una nuova stesura del Documento di Valutazione dei Rischi.

Può accadere che tale Documento lo si erediti, il che rende necessario che l'RSPP si esprima in merito all'adeguatezza dello stesso (i rischi sono tutti analizzati e in modo efficace?) magari segnalando, ancora prima di assumere l'incarico, le principali mancanze e criticità.

Metodo affidabile e rigoroso

In quanto RSPP, un modo per indurre all'azione il Datore di Lavoro è fargli percepire la gravità di un potenziale pericolo che da un momento all'altro può concretizzarsi sotto forma di incidente.

Se ci limitiamo semplicemente a classificare un rischio come alto e scegliamo di non applicare la fase di ponderazione del rischio stesso (UNI ISO 31000:2018) - che prevede un ulteriore classificazione in accettabile, non accettabile e accettabile ma riducibile -, rinunciamo alla possibilità di dare un messaggio chiaro e inequivocabile. In altre parole, se il rischio non è accettabile, è impensabile continuare a lavorare come se niente fosse; al contrario, si deve intervenire immediatamente per ridurlo.

Bisogna dare la giusta percezione a persone con la mente rivolta ad altre problematiche, non abituate quindi a occuparsi del rischio.

Come suona sentirsi definire un rischio non accettabile anziché alto?

Questo messaggio diventa ancora più importante se il momento di affrontare i rischi alti viene sistematicamente rinviato nel tempo.

Criteri improntati all'efficacia

Secondo le indicazioni dell'art. 28 D.Lgs. 81/08, il DVR deve specificare «i criteri adottati per la valutazione stessa. La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l'idoneità quale strumento operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione».

Per quanto riguarda i criteri, generalmente preferisco riferirmi alla norma UNI ISO 31000:2018 (Gestione del rischio - Linee guida) sia perché non può dare adito a contestazioni, sia per la sua efficacia ̶ perlomeno a mio modo di vedere.

E' importante comprendere che lo scopo del risk management (Gestione del rischio) dice la ISO 31000 è la creazione e la protezione del valore. Un sistema di risk management migliora le prestazioni e supporta il raggiungimento degli obiettivi.

Il processo di valutazione dei rischi passa da tre fasi: identificazione, analisi e ponderazione.

Tale suddivisione è presente anche in altre norme sul risk assesment, fra cui la UNI 11230 e la UNI EN ISO 12100, evidenziando pertanto un'uniformità della normativa tecnica su tale impostazione del processo di valutazione dei rischi.

Ritengo particolarmente importante arrivare fino alla fase di ponderazione, che si concretizza nell'emissione di un giudizio di accettabilità o meno del rischio sulla base di criteri prestabiliti.

L'RSPP ha, tra gli altri, l'ingrato compito di segnalare, disincentivando all'occorrenza, eventuali soluzioni economicamente convenienti ma rischiose per la sicurezza dei lavoratori.

Ignorare tali segnalazioni può determinare per il Datore di Lavoro l'essere chiamato a rispondere quale garante degli eventi che dovessero verificarsi per effetto della violazione dei suoi doveri.

Disincentivare può significare anche segnalare le condizioni di un rischio non accettabile, così da ridurre la probabilità che il Datore di Lavoro ometta l'adozione di una doverosa misura di prevenzione.

Il presente articolo continua nella seconda parte.

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