Partendo sempre dalla mia personale prospettiva, vorrei focalizzarmi sulla necessità del Datore di Lavoro di affrontare il tema “sicurezza”.
Si tratta di un momento che può prendere le più svariate forme quali l'inizio di una nuova attività, l'esigenza di rivedere l'approccio a fronte di un incidente di un mancato incidente o di una visita degli enti ispettivi, un'improvvisa presa di coscienza, una mutata scelta di strategia, una volontà di affermare un valore distintivo, e altre situazioni simili.
Il processo decisionale
Il momento in cui si trova a decidere fa sovente seguito all'ordine “mettiamo a posto la sicurezza”.
In verità, spesso questo processo è sommario, frettoloso, manchevole di una vera presa di coscienza e, dunque, di una piena consapevolezza.
Quali sono gli obiettivi che voglio raggiungere in tema di sicurezza?
Resiste ancora la cattiva abitudine di valutare a compartimenti stagni sicurezza e produttività, come se uno dovesse danneggiare l'altro.
Speriamo che i nuovi principi di sostenibilità arrivino a ispirare valori, ancora oggi non abbastanza “sentiti”.
Credo che la nuova formazione prevista per i Datori di Lavoro debba saper toccare anche questi aspetti, fornendo le giuste chiavi di lettura.
Iniziare con presupposti e riferimenti corretti è spesso determinante per impostare una gestione virtuosa anziché vagare senza meta.
Gli ingredienti creano la realtà
Come nel big-bang, si creerà un certo tipo di mondo solo se gli ingredienti sono di un certo tipo, altrimenti chissà...
Obiettivi, risultati attesi, rischi, fattore umano, fattori tecnici, responsabilità e coinvolgimento sono gli ingredienti di una sorta di “brodo primordiale”, ingredienti le cui interazioni sono decisive nel tratteggiare le caratteristiche della realtà a cui pian piano andremo a dare forma.
Quali risultati potremo osservare se, per esempio, non ci prendiamo cura del fattore umano?
Risultati attesi e obiettivi come fattori determinanti le linee di intervento e la loro efficacia
Qual è, ad esempio, il vero obiettivo del processo di valutazione del rischio e del documento che, a valle, viene elaborato?
Una possibile risposta consiste nell'ottenere un fascicolo per soddisfare sommariamente quello che chiede la legge, scegliendo in questo modo di alimentare una burocrazia fine a sé stessa.
Una risposta alternativa ruota invece attorno alla creazione di un'opportunità per portare alla luce quelle attività critiche che hanno il potenziale di impattare negativamente sull'intero processo aziendale.
Tale visione rappresenterebbe la base da cui partire per le necessarie azioni di contrasto capaci di portare benefici durevoli.
La risposta a questa domanda è fondamentale, perché le intenzioni che ci guidano, il significato che vogliamo dare a questo processo, i risultati attesi determinano il tipo di azioni da mettere in campo nonché la loro efficacia.
Affrontare il problema sicurezza in modo concreto significa avere a cuore la propria azienda, voler migliorare la propria organizzazione, voler fare le cose bene affinché durino nel tempo. Ma significa anche agire con responsabilità: formare, addestrare, coinvolgere le persone che tutti i giorni lavorano per noi, chiedendo in cambio qualcosa nell'interesse di tutti, e ancora costruire procedure che funzionano e una squadra consapevole e desiderosa di metterle in atto.
Approccio al processo di valutazione dei rischi
È necessario partire da un processo di valutazione dei rischi che sia una fotografia realistica, un atto di verità, questo, che saprà senza dubbio ripagarci dandoci la possibilità di intervenire e porci i problemi in anticipo anziché rimanere senza contromisure in balia degli eventi.
Individuare i rischi “core” della nostra azienda è il primo passo per mettere mano alle attività critiche e trovare soluzioni che porteranno benefici duraturi. Ciò ci eviterà una esposizione senza difese a una “spada di Damocle” sempre pronta a colpirci quando meno ce lo aspettiamo. In poche parole, si tratta di fare quel che c'è da fare.
L'RSPP acquista credibilità se è capace di risolvere i problemi nella loro complessità.
Minimizzarli, diluirli o, peggio, nasconderli, non solo non tutela assolutamente il Datore di Lavoro, ma rimanda anche le possibili conseguenze e ne rende l'esito ancora più imprevedibile.
Viene così danneggiato nel profondo il significato di sicurezza e, non ultimo, sminuito irrimediabilmente il ruolo dell'RSPP.
Metodo affidabile e rigoroso
In quanto RSPP, un modo per indurre all'azione il Datore di Lavoro è fargli percepire la gravità di un potenziale pericolo che da un momento all'altro può concretizzarsi sotto forma di incidente.
Se ci limitiamo semplicemente a classificare un rischio come alto e scegliamo di non applicare la fase di ponderazione del rischio (UNI ISO 31000:2018) - che prevede un ulteriore classificazione in accettabile, non accettabile e accettabile ma riducibile -, rinunciamo alla possibilità di dare un messaggio chiaro e inequivocabile. In altre parole, se il rischio non è accettabile, non si può continuare a lavorare come se niente fosse, ma intervenire immediatamente per ridurlo.
Bisogna dare la giusta percezione a persone con la mente rivolta ad altre problematiche, non abituate quindi a occuparsi del rischio.
Come suona sentirsi definire un rischio non accettabile anziché alto?
Questo messaggio diventa ancora più importante se il momento di affrontare i rischi alti viene sistematicamente rinviato nel tempo.
Fattori tecnici, fattori organizzativi e fattore umano
Come Datore di Lavoro, limitarsi a mettere mano ai fattori tecnici e organizzativi, senza prendere in considerazione il fattore umano, è come viaggiare su un binario composto da una sola rotaia.
Il coinvolgimento diretto dei lavoratori è un aspetto irrinunciabile per una sicurezza che si propone di incidere sull'operatività quotidiana.
Promuovere un ambiente collaborativo e coerente è infatti un presupposto basilare.
In primo luogo è fondamentale il coinvolgimento reale e sistematico dei preposti, figure cardine che fanno da cerniera tra chi organizza il lavoro e chi lo esegue.
Tali figure devono costituire un esempio per gli altri lavoratori, così da promuovere attivamente comportamenti sicuri, fornire feedback e governare il proprio gruppo di lavoro; devono inoltre affrontare il lavoro tenendo presenti i rischi del momento e le buone prassi di sicurezza.
Per questo è importante che siano individuati e selezionati con grande cura, perché correggere successivamente può rivelarsi piuttosto complicato e dispendioso.
Allo stesso tempo, il ruolo del preposto non deve appiattirsi sulla modalità “preposto da guardia”, bensì assumere un più complesso ruolo di guida e riferimento volto a costruire ogni giorno i presupposti per lavorare in sicurezza.
I preposti devono essere capaci di agire come punti di riferimento per trasferire istruzioni operative anche attraverso strumenti come le riunioni operative veloci (Toolbox talk), momenti di condivisione per promuovere il contributo di tutti.
Per fare questo è necessario, ovviamente, che a monte ci sia la ferma volontà dell'azienda di adoperarsi per risolvere le criticità. Tutte le risorse operative in grado di portare un contributo devono partecipare alla messa a punto e all'ottimizzazione di procedure, soluzioni e istruzioni operative.